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Allattamento e ambientamento

“Voglio allattare! È arrivato il momento di riprendere il lavoro, portarlo al Nido, ma mi hanno detto che se lo allatto sarà tutto più difficile da gestire”. “Secondo le educatrici l’allattamento al seno potrebbe interferire con l’ambientamento al nido, con il suo sonno e far sì che il bimbo mangi poco”. “Il mio bimbo si addormenta solo al seno, come farà ad assopirsi senza di me? Nadia Barbi affronta queste domande.

24.06.2019

Allattamento e ambientamento - Immagine: 1
Queste sono alcune delle questioni che ci si pone quando il momento dell’ambientamento al nido si avvicina. 

Tutti apparentemente convinti dell’importanza dell’allattamento al seno, alla resa dei conti però spesso viene detto che si deve anticipare l’introduzione dei cibi solidi o diradare le poppate o, addirittura, smettere di allattare, come se l’allattamento non fosse compatibile con la separazione dal bambino. 

Ci sono anche mamme che cercano di preparare il proprio bambino settimane e settimane prima del vero e proprio ambientamento, offrendo poco il seno, per provare ad “abituarlo”. 

Ma cominciamo dal principio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Ministero della Salute e le società scientifiche pediatriche raccomandano l’allattamento al seno esclusivo come norma naturale di nutrizione e interazione fra madre e bambino fino al sesto mese compiuto. Poi, una volta introdotti i cibi complementari solidi, raccomandano di mantenere il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita e di proseguire fino al secondo anno e oltre

All'interno del Tavolo Tecnico Operativo Interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno del Ministero della Salute, nel documento si legge: “Con una certa frequenza la stampa sostiene l’ipotesi che un allattamento di lunga durata implichi una mancanza di autonomia infantile. Alcuni professionisti sanitari, attribuendo all'allattamento al seno di lunga durata infondate connotazioni negative sullo sviluppo affettivo e sociale del bambino, di fatto incoraggiano l’interruzione dell’allattamento materno, senza considerare pienamente la perdita di un beneficio di salute materno infantile. Inoltre alcuni addetti alle cure quotidiane dei bambini presso gli asili nido ne condizionano l’accesso con l’interruzione dell’allattamento al seno.” 

E di seguito: “Si raccomanda di tutelare la buona reputazione dell’allattamento al seno, superando i pregiudizi sull'allattamento di lunga durata, per sostenere piuttosto le famiglie in questa loro scelta di salute.” 

Perché si è arrivati a dover “scomodare” il Ministero della Salute con un documento per far valere un diritto naturale di ogni coppia mamma-bambino? Perché, sempre per citare quel documento, “continuamente vengono segnalate situazioni in cui la scelta della donna di allattare al seno nel secondo anno di vita del bambino e oltre è oggetto di colpevolizzazione (...) e vengono purtroppo ancora creati allarmismi su presunte e non provate conseguenze negative dell’allattamento di lunga durata”? 

Chiedere a una donna di non allattare più suo figlio (se non è convinta per prima) o di diminuire le poppate è un forzare i tempi, i loro tempi! Che non sono probabilmente quelli di un’educatrice… Ma un inserimento al nido non sarà più immediato e semplice se il bimbo non è allattato, dovrà solo essere gestito in modo diverso rispetto agli standard (forse), in maniera più graduale (non sempre) e comunque (sempre) rispettoso del singolo individuo, con la sua età ed i suoi tempi… per non parlare poi del fatto che ogni bimbo ha il suo carattere! 

Quindi se proviamo a immaginarci l’allattamento come un alleato, potremmo vederlo anche come una buona “risposta” alla sua disperazione di non averla lì, accanto a lui. “La mamma arriva come tutti i giorni a prenderti…”. Il bambino sa che quando la mamma arriverà, potrà avere anche il latte, perché l’asilo glielo permetterà! 

Allattare è anche un fermarsi, prendersi del tempo per ritrovare questa diade che per qualche ora si è lasciata, per farsi due coccole e per dirsi con gli occhi come è andata la giornata. Allattare un bambino che comincia a frequentare assiduamente luoghi pubblici, quindi, magari, nuovi germi, vuol dire proteggerlo. Anche dopo l’anno di vita, le ricerche dimostrano che gli anticorpi trasmessi dal latte materno possono creare una grande differenza. È stato dimostrato che la concentrazione delle sostanze immunitarie contenute nel latte materno aumenta man mano che il bambino cresce e poppa meno, e quindi anche i bambini più grandi continuano a beneficiare di tanti fattori immunitari. Le ricerche hanno inoltre dimostrato che il latte del secondo anno è molto simile al latte del primo anno dal punto di vista nutrizionale, anzi è più nutriente. Anche dopo due anni, o più, esso continua a essere una valida fonte di proteine, grassi, calcio e vitamine. Sempre in termini di benessere fisico, è ampiamente documentato che ci sono meno probabilità di reazioni allergiche introducendo il più tardi possibile il latte vaccino e altri comuni alimenti allergenici nella dieta del bambino. Ho qui citato questi benefici, ma sappiamo che anche quelli psicologici non sono da sottovalutare.


Nadia Barbi

Articolo comparso su Educare03, 2015, n. 2.

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