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Bambini bilingue nei servizi educativi

Nel 2016-17, circa l'11% dei bambini che hanno frequentato i servizi pre l'infanzia avevano genitori stranieri. Educatori e insegnanti si trovano a confrontarsi con genitori stranieri sull'uso della lingua madre o dell'italiano a casa. Come muoversi? Ce ne parla Daniela Bulgarelli dell'Università degli Studi di Torino.

27.02.2019

Bambini bilingue nei servizi educativi - Immagine: 1

Nel 2015, sono stati censiti circa 340.000 bambini stranieri tra gli 0 e i 4 anni di età residenti in Italia (ISTAT, 2012). Nell’anno educativo 2016/17, il 10.7% dei bambini che hanno frequentato le scuole dell’infanzia avevano genitori stranieri (MIUR, 2018), mentre dati precisi sui nidi d’infanzia non sono facilmente reperibili poiché le statistiche sono gestite a livello regionale. Capita quindi frequentemente che alcuni bambini frequentanti i servizi educativi accedano al primo anno senza comprendere e parlare la lingua italiana.


Perché mantenere la lingua madre in famiglia
Attualmente, molta della ricerca psicologica sullo sviluppo delle competenze cognitive, linguistiche, relazionali e sociali del bambino riconosce che esse si sviluppano principalmente all’interno delle interazioni tra adulti e bambini, interazioni che sono mediate dal linguaggio. Si pensi, ad esempio, al ruolo cruciale che riveste l’adulto per aiutare il bambino a comprendere e regolare le proprie emozioni. Immaginiamo un genitore che vede il suo bambino piangere e, per consolarlo, innanzitutto verbalizza l’emozione di tristezza: “Oh, come sei disperato!”. A seconda della qualità del pianto del bambino e della ragione che lo ha causato, il genitore potrebbe cogliere appunto disperazione, oppure scontentezza, amarezza, infelicità, sconforto, angoscia o malinconia, ecc. Nessuno di questi termini è un preciso sinonimo degli altri, ma comunica una sfumatura molto importante affinché il bambino impari a comprendere le sue emozioni in maniera chiara e precisa. 
Quando il genitore comunica con il figlio nella sua lingua madre, può fare dunque affidamento ad un bagaglio di parole con una precisione e varietà che non può raggiungere facilmente in una lingua straniera imparata in età adulta. Questa è la prima ragione per cui è importante che i genitori utilizzino la loro lingua madre nel contesto casalingo, perché essa è alla base di interazioni più efficaci e ricche tra adulto e bambino. 
Vi è poi una seconda ragione per cui è importante che i genitori stranieri usino la loro lingua madre con i figli: la possibilità di comprendere la lingua dei genitori, ed eventualmente di parlarla, permette ai bambini di interagire e di costruire relazioni affettive con gli altri membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini, ecc.) che vengono in visita in Italia o che lo accolgono durante le vacanze estive. La possibilità di partecipare pienamente alle relazioni affettive della famiglia d’origine è cruciale per la costruzione dell’identità dei bambini. 


Come supportare la lingua italiana nei bambini con genitori stranieri
D’altra parte, è anche importante passare ai genitori stranieri il messaggio che lo sviluppo di una solida competenza in italiano è importante, perché essa è la lingua degli apprendimenti scolastici e della partecipazione sociale più allargata nei contesti di vita degli individui che risiedono in Italia. 
Se il contesto casalingo è quello in cui il bambino può sviluppare la competenza nella lingua madre dei genitori, i servizi educativi 0-6 sono dunque il luogo privilegiato per la costruzione della competenza della lingua italiana a partire dall’età precoce; l’uso di strumenti di comunicazione aumentativa basati su immagini e simboli può essere di aiuto ad educatori e insegnanti per comunicare con i bambini che ancora non capiscono l’italiano. La frequentazione dei servizi educativi a partire dalla primissima infanzia è molto importante, e va promossa e facilitata, accogliendo le famiglie con la maggiore apertura possibile. Ormai, a livello internazionale, è riconosciuto che i bambini che prima sono stati inseriti nei servizi educativi 0-6, sono coloro che successivamente ottengono migliori risultati accademici in adolescenza e in età adulta (Bulgarelli e Molina, 2016). 
Per favorire e supportare l’acquisizione dell’italiano da parte dei bambini, il personale educativo può invitare le famiglie a frequentare maggiormente spazi gioco e parchi pubblici, dove l’italiano è la lingua comune condivisa tra i bambini: la spinta a giocare insieme può essere, per il bambino, una motivazione molto forte a parlare la lingua italiana. È possibile anche invitare i genitori a sintonizzare il televisore sui canali in lingua italiana, cosa che non sempre avviene nelle famiglie straniere; può essere utile suggerire anche di prediligere i programmi per bambini, dove l’uso della lingua è semplificato e riferito chiaramente a oggetti e routine quotidiane. Non da ultimo, si può anche suggerire di regalare al bambino, alla prima occasione utile, alcuni libri illustrati, dove semplici frasi in italiano sono ancorate a immagini esplicative. 


Conclusioni
Sono stati presentati brevemente alcuni elementi a favore del mantenimento dell’uso della lingua madre da parte dei genitori stranieri e sono stati discussi alcuni elementi che rafforzano l’importanza di sostenere anche l’apprendimento della lingua italiana nei bambini bilingui, a partire dalla prima infanzia. Questo articolo ha proposto alcuni spunti di riflessione, senza mirare ad essere una trattazione esaustiva di una tematica che è molto complessa, così come sono complessi i contesti sociali e culturali in cui sono inserite le famiglie e le équipe dei servizi educativi italiani.    


Riferimenti bibliografici
Bassetti, B. (2011). Language and bilingual cognition [Linguaggio e cognizione bilingue]. Hove, UK: Psychology Press.
Bulgarelli, D., e Molina, P. (2016). Early childcare, maternal education and family origins: effect on cognitive and linguistic outcomes in childhood [Cura precoce, scolarizzazione materna e origini famigliari: effetto su esiti cognitivi e linguistici nell’infanzia]. Review of Research and Social Intervention, 52, pp. 5-25.
Favaro, G. (2011). A scuola nessuno è straniero. Firenze, I: Giunti. 
ISTAT (2012). XV censimento generale della popolazione e delle abitazioni. Struttura demografica della popolazione Dati definitivi. Reperibile online: https://www.istat.it/it/files/2012/12/volume_popolazione-legale_XV_censimento_popolazione.pdf 
Lambert, W. E. (1977). The effects of bilingualism on the individual: Cognitive and sociocultural consequences [L’effetto del bilinguismo sull’individuo: conseguenze cognitive e socioculturali]Bilingualism: Psychological, social, and educational implications, 15-27.
MIUR - Ufficio Statistica e Studi (2018). Gli alunni con cittadinanza non italiana a.s. 2016/2017. Reperibile online: http://www.miur.gov.it/documents/20182/0/FOCUS+16-17_Studenti+non+italiani/be4e2dc4-d81d-4621-9e5a-848f1f8609b3?version=1.0 
Vygotskij, L. (1934/2018). Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche. Bari, I: Editori Laterza.


Daniela Bulgarelli

Università degli Studi di Torino

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