Quando siamo in viaggio il nostro sguardo cambia. Aumenta l'attenzione al particolare, anche se già visto mille volte.
Capita di fare cose come contemplare le onde del mare e cercare di prevedere quando ci saranno quelle più alte, più lunghe... Capita di contemplare un fiore cresciuto su delle rocce di alta montagna e chiedersi come possa essere cresciuto proprio in quel punto, aspettando un raggio di sole.
Quando siamo in viaggio cambia anche il nostro passo.
Le esperienze di un viaggio (vicino o lontano, breve o lungo), in qualche modo ci riportano a quelle di un bambino di fronte alle meraviglie del mondo quotidiano. Occhi che si soffermano sui dettagli, passi che seguono la curiosità, mani che raccontano emozioni.
I bambini agiscono come esploratori di luoghi s-conosciuti, si lanciano all'avventura, ricercano nuovi confini, scrutano l'orizzonte e con minuzia si guardano intorno.
L'esplorazione permette di conoscere le qualità delle cose. Il gioco di utilizzare i suoi segreti.
E per far sì che i bambini, con l'esplorazione e il gioco, possano attraversare terre di competenze e navigare nei mari del sapere, sono necessarie alcune condizioni simili a quelle che gli adulti vivono durante un viaggio. Tenendo a mente il poeta Konstantinos Kavafis, con la sua celebre poesia “Itaca”, che invita a soffermarsi sulle ricchezze che possiamo raccogliere durante il viaggio, anziché affrettarci per raggiungere una “meta”:
"... tu ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che altro ti aspetti?"
Molti di questi tesori li possiamo trovare nelle tasche dei bambini.
Scarica la pagina di "infogenitori" dal n. 6 di Educare03 (2018).
Antonio Di Pietro