Così il cibo veicola, da subito, la capacità delle figure di riferimento che si occupano del bambino, di porsi in sintonia con i suoi bisogni e di soddisfarli in maniera adeguata.A volte questa “sintonia” può interrompersi,per esempio per un malessere fisico del bambino o della madre.
A causa di ciò, il piccolo può sperimentare come dolorosa o minacciosa l’ingestione del cibo e mostrare un ostinato rifiuto verso l’alimentazione che può protrarsi anche nel tempo.
In tal caso è indispensabile indagare,adeguatamente, anche sulle cause “organiche” che motivano la sua inappetenza.Altre volte può accadere che, durante lo svezzamento o di fronte ai primi tentativi del bambino di stabilire un rapporto di autonomia con il cibo (mani nelle scodelle e pappa dappertutto), gli adulti non siano in grado di sostenere i figli, con un po’ di fantasia e una buona dose di pazienza, nel mescolare insieme, e con il giusto equilibrio, il cibo sano e bilanciato con il bisogno del bambino di nutrirsi “godendo” a più livelli: con la vista, con il tatto,con il gusto e, perché no, anche con l’udito.
Lo sappiamo, i piccoli di 18 mesi amano giocare con il pasto.
Perché si instauri un buon rapporto con il cibo è utile che anche la nutrizione divenga un’appagante,gustosa e colorata esperienza ludica.
Di fronte all'iperattività del bambino o alla sua inappetenza, i genitori possono chiedere aiuto alla “tata tv” che,catturando l’attenzione del piccolo, lo induce a restare fermo, distraendolo dal “problema” cibo mentre, il più delle volte, l’adulto lo imbocca.
Se usato quale sporadico stratagemma, l’aiuto di cartoni animati o altri programmi per bambini non può arrecare alcun danno, ma ci chiediamo cosa possa accadere quando il nutrirsi di fronte alla tv divenga una condizione irrinunciabile.
Gli occhi e la mente si nutrono di immagini mentre la bocca e lo stomacosi riempiono di cibo: come si compongono, nel bambino,queste diverse esperienze percettive?.
Ricordiamo che la comunicazione televisiva stimola le emozioni e viene decodificata emotivamente. Esiste uno stretto legame tra condotte alimentari ed emotività: spesso i bambini preoccupati o impauriti appaiono inappetenti e i bambini ansiosi o arrabbiati scaricano la tensione masticando e ingurgitando cibo.
Così può accadere che,guardando un’appassionante e coinvolgente storia animata, il bambino, posto di fronte al suo pasto e contemporaneamente alla tv, mangi dando sfogo alla sua emozione, piuttosto che lasciandosi guidare dalle sensazioni che gli giungono dal suo apparato digerente.Ma non è tutto!Il continuo e costante abbinamento cibo-tv potrebbe divenire un’abitudine condizionante, a tal punto che il bambino abituato a mangiare di fronte allo schermo acceso potrebbe essere indotto, automaticamente, a richiedere il cibo, a sgranocchiare e masticare, anche in assenza del reale stimolo della fame.
È necessario, dunque, che il bambino recuperi un rapporto con il cibo e la tavola più disteso e invitante, che gli faccia dimenticare, per qualche tempo, la consolatoria tv. Giocare con il cibo, invitare i compagni del Nido a casa per i quali preparare creativamente, insieme a mamma e/o papà, menu e coperto potrebbero essere le prime strategie utili per riscoprire, nel pasto e nella convivialità,attrattive altrettanto appetibili ed emozionanti, al pari degli irrinunciabili cartoni.
Il cibo come materiale creativo
Il cibo è dono e contatto, è gusto e piacere, è energia e salute. Il cibo dolce e morbido evoca l’antica sensazione di contatto con il carezzevole e caldo seno della mamma e del latte buono,che placa la fame.
Il cibo salato e croccante ricorda le prime conquiste della crescita, la capacità di afferrare e mordere, di entrare in contatto con nuovi sapori, differenti e alternativi a quelli richiamati dal “dolce” latte.
Via, via, attraverso un’alimentazione sempre più ricca e varia, il bambino incontra odori, colori,forme e consistenze diverse. Bicchieri e piatti colmi di cibo solido o liquido, freddo o caldo, duttili e sonore posate, tovaglie e bavette morbide e colorate trasformano il piano, su cui vengono posti gli alimenti, in un magico e intrigante laboratorio che eccita e stimola tutti i cinque sensi.
Che gioia e che soddisfazione immergere le mani nel piatto e distribuire cibo dappertutto!Aiutiamolo a sperimentarsi nel suo pasticciare.Tra i sei mesi e i tre/quattro anni, questi gesti assumono, via via, significati differenti. Inizialmente sono il risultato dell’espressione motoria: il piccolo, che si esercita a muovere braccia e mani,scopre che il gesto e il movimento sono capaci di imprimere una forma alle materie duttili e di lasciare una “traccia”.
L’eccitazione di questa scoperta spinge il bambino, a partire dal primo anno di vita, a utilizzare impiastri e scarabocchi di varia natura, per esprimere e presentare stati emotivi, sensazioni corporee ed esperienze soggettive, sempre più ricche e articolate.
Nutrirsi d'intimità
La condivisione del pasto a tavola è culturalmente radicata nel nostro paese. Vorremmo suggerire, altresì, di riscoprire il valore del preparare e del cucinare insieme, quali momenti capaci di creare intimità, complicità, intesa e collaborazione.
In particolare, ciò può risultare importante per i bimbi inappetenti, quelli che, con occhio severo e critica diffidenza, osservano il cibo nel piatto come qualcosa di estraneo e/o minaccioso.
Ma anche per i bimbi golosi, per i quali il cibo assume, soprattutto, una connotazione emotivo-affettiva.Si sa! Non si mangia soltanto quando la pancia è vuota: la fame emotiva dettata dalla noia, dal bisogno di ricevere “dolci” attenzioni e conforto, dal desiderio di masticare per scaricare ansie e tensioni induce, anche i bambini, a ricercare compensazioni negli alimenti più gustosi.
Giocare insieme con il cibo può rappresentare una modalità creativa di convertire l’“ostinata” diffidenza o l’“esagerata” passione, in occasione di incontro, di confronto e di scambio intimo e appagante.
Articolo comparso su Educare03, 2016,n.5.
Maria Rita Parsi, membro del Comitato ONU per i diritti dei Bambini e delle Bambine.