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Cibo: materiale creativo

I bambini molto piccoli spesso per manifestare un disagio fisico e/o emotivo utilizzano come strumento di comunicazione "il cibo". Maria Rita Parsi, membro del comitato ONU per i Diritti dei Bambini e delle Bambine ci illustrerà come il cibo possa diventare materiale creativo favorendo lo sviluppo del bambino.

14.09.2019

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Da neonati facciamo esperienza di quanto, attraverso un buon allattamento,sia possibile appagare non soltanto il nostro bisogno di nutrimento, ma trovi anche la “giusta” risposta il nostro bisogno di contatto con il corpo della mamma, per ricevere conforto e protezione tra le sue braccia e combattere,insieme a lei, il vuoto tormentoso e insistente provocato dalla fame. 

Così il cibo veicola, da subito, la capacità delle figure di riferimento che si occupano del bambino, di porsi in sintonia con i suoi bisogni e di soddisfarli in maniera adeguata.A volte questa “sintonia” può interrompersi,per esempio per un malessere fisico del bambino o della madre. 

A causa di ciò, il piccolo può sperimentare come dolorosa o minacciosa l’ingestione del cibo e mostrare un ostinato rifiuto verso l’alimentazione che può protrarsi anche nel tempo. 

In tal caso è indispensabile indagare,adeguatamente, anche sulle cause “organiche” che motivano la sua inappetenza.Altre volte può accadere che, durante lo svezzamento o di fronte ai primi tentativi del bambino di stabilire un rapporto di autonomia con il cibo (mani nelle scodelle e pappa dappertutto), gli adulti non siano in grado di sostenere i figli, con un po’ di fantasia e una buona dose di pazienza, nel mescolare insieme, e con il giusto equilibrio, il cibo sano e bilanciato con il bisogno del bambino di nutrirsi “godendo” a più livelli: con la vista, con il tatto,con il gusto e, perché no, anche con l’udito. 

Lo sappiamo, i piccoli di 18 mesi amano giocare con il pasto. 

Perché si instauri un buon rapporto con il cibo è utile che anche la nutrizione divenga un’appagante,gustosa e colorata esperienza ludica

Di fronte all'iperattività del bambino o alla sua inappetenza, i genitori possono chiedere aiuto alla “tata tv” che,catturando l’attenzione del piccolo, lo induce a restare fermo, distraendolo dal “problema” cibo mentre, il più delle volte, l’adulto lo imbocca. 

Se usato quale sporadico stratagemma, l’aiuto di cartoni animati o altri programmi per bambini non può arrecare alcun danno, ma ci chiediamo cosa possa accadere quando il nutrirsi di fronte alla tv divenga una condizione irrinunciabile. 

Gli occhi e la mente si nutrono di immagini mentre la bocca e lo stomacosi riempiono di cibo: come si compongono, nel bambino,queste diverse esperienze percettive?.

Ricordiamo che la comunicazione televisiva stimola le emozioni e viene decodificata emotivamente. Esiste uno stretto legame tra condotte alimentari ed emotività: spesso i bambini preoccupati o impauriti appaiono inappetenti e i bambini ansiosi o arrabbiati scaricano la tensione masticando e ingurgitando cibo. 

Così può accadere che,guardando un’appassionante e coinvolgente storia animata, il bambino, posto di fronte al suo pasto e contemporaneamente alla tv, mangi dando sfogo alla sua emozione, piuttosto che lasciandosi guidare dalle sensazioni che gli giungono dal suo apparato digerente.Ma non è tutto!Il continuo e costante abbinamento cibo-tv potrebbe divenire un’abitudine condizionante, a tal punto che il bambino abituato a mangiare di fronte allo schermo acceso potrebbe essere indotto, automaticamente, a richiedere il cibo, a sgranocchiare e masticare, anche in assenza del reale stimolo della fame. 

È necessario, dunque, che il bambino recuperi un rapporto con il cibo e la tavola più disteso e invitante, che gli faccia dimenticare, per qualche tempo, la consolatoria tv. Giocare con il cibo, invitare i compagni del Nido a casa per i quali preparare creativamente, insieme a mamma e/o papà, menu e coperto potrebbero essere le prime strategie utili per riscoprire, nel pasto e nella convivialità,attrattive altrettanto appetibili ed emozionanti, al pari degli irrinunciabili cartoni.


Il cibo come materiale creativo

Il cibo è dono e contatto, è gusto e piacere, è energia e salute. Il cibo dolce e morbido evoca l’antica sensazione di contatto con il carezzevole e caldo seno della mamma e del latte buono,che placa la fame. 

Il cibo salato e croccante ricorda le prime conquiste della crescita, la capacità di afferrare e mordere, di entrare in contatto con nuovi sapori, differenti e alternativi a quelli richiamati dal “dolce” latte. 

Via, via, attraverso un’alimentazione sempre più ricca e varia, il bambino incontra odori, colori,forme e consistenze diverse. Bicchieri e piatti colmi di cibo solido o liquido, freddo o caldo, duttili e sonore posate, tovaglie e bavette morbide e colorate trasformano il piano, su cui vengono posti gli alimenti, in un magico e intrigante laboratorio che eccita e stimola tutti i cinque sensi. 

Che gioia e che soddisfazione immergere le mani nel piatto e distribuire cibo dappertutto!Aiutiamolo a sperimentarsi nel suo pasticciare.Tra i sei mesi e i tre/quattro anni, questi gesti assumono, via via, significati differenti. Inizialmente sono il risultato dell’espressione motoria: il piccolo, che si esercita a muovere braccia e mani,scopre che il gesto e il movimento sono capaci di imprimere una forma alle materie duttili e di lasciare una “traccia”. 

L’eccitazione di questa scoperta spinge il bambino, a partire dal primo anno di vita, a utilizzare impiastri e scarabocchi di varia natura, per esprimere e presentare stati emotivi, sensazioni corporee ed esperienze soggettive, sempre più ricche e articolate. 


Nutrirsi d'intimità

La condivisione del pasto a tavola è culturalmente radicata nel nostro paese. Vorremmo suggerire, altresì, di riscoprire il valore del preparare e del cucinare insieme, quali momenti capaci di creare intimità, complicità, intesa e collaborazione. 

In particolare, ciò può risultare importante per i bimbi inappetenti, quelli che, con occhio severo e critica diffidenza, osservano il cibo nel piatto come qualcosa di estraneo e/o minaccioso. 

Ma anche per i bimbi golosi, per i quali il cibo assume, soprattutto, una connotazione emotivo-affettiva.Si sa! Non si mangia soltanto quando la pancia è vuota: la fame emotiva dettata dalla noia, dal bisogno di ricevere “dolci” attenzioni e conforto, dal desiderio di masticare per scaricare ansie e tensioni induce, anche i bambini, a ricercare compensazioni negli alimenti più gustosi. 

Giocare insieme con il cibo può rappresentare una modalità creativa di convertire l’“ostinata” diffidenza o l’“esagerata” passione, in occasione di incontro, di confronto e di scambio intimo e appagante.

Articolo comparso su Educare03, 2016,n.5.

Maria Rita Parsi, membro del Comitato ONU per i diritti dei Bambini e delle Bambine.

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