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Educazione: Comunicazione Non Violenta

La Comunicazione Non Violenta (CNV) di Marshall Rosenberg è un processo che integra pensiero, linguaggio, comunicazione e ci avvicina alla nostra natura umana, ci invita a connetterci gli uni agli altri, per assaporare un modo divertente di vivere, basato sul piacere naturale che tutti gli esseri umani provano nel contribuire al benessere reciproco.

19.11.2017

Educazione: Comunicazione Non Violenta - Immagine: 1

La Comunicazione Non Violenta (CNV) di Marshall Rosenberg è un processo che integra pensiero, linguaggio, comunicazione e ci avvicina alla nostra natura umana, ci invita a connetterci gli uni agli altri, per assaporare un modo divertente di vivere, basato sul piacere naturale che tutti gli esseri umani provano nel contribuire al benessere reciproco.


  1. Eisler sostiene che lo scopo dell’educazione è quello di arricchire la vita, allargare le nostre menti, i nostri cuori, i nostri spiriti, mentre spesso ostacola la nostra naturale curiosità e gioia di apprendere, soffoca il pensiero critico, esalta modelli di comportamento egoistici e violenti. Questo non sorprende, perché un certo modo di educare è funzionale a sistemi di dominazione, in cui poche persone comandano e molte debbono solo obbedire.

Attraverso la CNV (Comunicazione Non Violenta) promuoviamo relazioni in cui ogni persona viene trattata con empatia e considerazione. Quando diamo la possibilità di sperimentare quotidianamente relazioni basate sul rispetto e l’attenzione reciproca, non solo promuoviamo il loro benessere e la loro crescita personale, ma sosteniamo anche il passaggio verso una società meno violenta, più equa e veramente democratica.


I primi anni di vita sono fondamentali per la crescita. I bambini costruiscono il pensiero e i linguaggio, respirando l’ambiente culturale nel quale crescono. Se noi adulti pensiamo e parliamo utilizzando un linguaggio scollegato dalla vita, i bambini lo integreranno; così se, per esempio, diciamo loro che sono bravi quando si comportano in un certo modo, fin da piccolissimi sapranno dire che la mamma, il fratello, il compagno, loro stessi, ecc. sono bravi quando soddisfano dei bisogni, oppure che sono cattivi quando non contribuiscono a soddisfare dei bisogni.


Se cerchiamo di motivarli attraverso il senso di colpa, la vergogna, il senso del dovere, il premio e la punizione, interiorizzeranno queste modalità, le utilizzeranno nella relazione con se stessi e con gli altri, perpetuandole nella comunità. Se il bambino impara a funzionare in questo modo, sfortunatamente svilupperà un modo di pensare e di comunicare scollegato dalla vita che palpita in lui, non saprà che bisogni ha e, crescendo, riuscirà a esprimerli inconsapevolmente, etichettando se stesso e le persone intorno a lui.


I principi della Comunicazione Non Violenta stimolano a essere in contatto con noi stessi e possono essere utilizzati per entrare in relazione con i bambini, i genitori, i colleghi.


Inoltre, nella loro semplicità, anziché ridurre, permettono di cogliere e di manifestare la complessità della comunicazione umana: l’unicità di ogni bambino, di ogni genitore, di ogni educatore e di ogni situazione. Educatori e genitori, ascoltando se stessi e i bambini, diventano consapevoli che ogni istante non è mai uguale ad un altro, perché tutto ciò che riguarda la vita si modifica continuamente e così possono provare piacere nell’allenare la propria creatività, scoprendo comportamenti e parole specifiche per ogni situazione.


di Vilma Costetti (1950-2013)


Per approfondire puoi leggere Educare03, 2016, n. 1.

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