Per educazione musicale si intende l’insieme delle attività relative all’insegnamento e all’apprendimento della musica, inclusi i domini psicomotorio (legato allo sviluppo delle competenze musicali), cognitivo (l’acquisizione delle conoscenze) e affettivo (la disponibilità del discente di ricevere, internalizzare e condividere quanto appreso, l’apprezzamento, la sensibilità musicale e la risonanza emotiva derivante dall’ascolto/produzione di musica). In un interessante “TED talk” (in inglese), la studiosa Anita Collins illustra i benefici dell’educazione musicale in termini di sviluppo cognitivo, sostenendo la necessità di un’educazione musicale precoce quale strumento per il miglioramento della vita dei singoli e della collettività.
Nelle ultimi due decadi un comparto delle neuroscienze si è occupato di valutare quali effetti produce la musica sul funzionamento cerebrale. Ciò che in generale i neuroscienziati hanno dimostrato è che i cervelli dei musicisti hanno caratteristiche strutturali e funzionali diverse, e spesso funzionano in modo più performante. Numerose ricerche attestano il fatto che quanto prima il bambino è coinvolto nel fare musica e nell’educazione musicale, in particolare prima dei sette anni, tanto maggiori sono gli effetti positivi dell’educazione musicale. Ecco perché l’educazione musicale non dovrebbe essere concepita come attività accessoria e/o privilegiata per pochi soggetti talentuosi o particolarmente portati, ma quale attività fondamentale e necessaria per tutti i bambini, quindi da sostenere e sviluppare quale esperienza continua all’interno delle istituzioni educative a partire dagli asili nido.
Educazione musicale è in grado di:
- migliorare il funzionamento della memoria,
- supportare l’apprendimento del linguaggio,
- facilitare la regolazione degli stati emotivi,
- aiutare nell’attività di risoluzione di problemi complessi,
- in generale mantenere lo stato di salute cerebrale.
Perché la educazione musicale, in tutti i suoi domini, è in grado di produrre questi effetti?
Per vari motivi, legati all’impatto che ha la musica in termini cerebrali. In particolare si è dimostrato quanto segue:
- durante l’ascolto musicale si attiva il massimo numero di aree cerebrali rispetto allo svolgimento di qualsiasi altro compito (ad esempio leggere, risolvere problemi, ascoltare parole);
- l’attività musicale consente di esercitare contemporaneamente tre aree del cervello: la visiva, la motoria e l’auditiva, con la massima efficacia;
- l’attività musicale potenzia il collegamento fra i due emisferi cerebrali, consentendo ai messaggi di viaggiare più velocemente e utilizzare percorsi creativi (di fatto i musicisti hanno mediamente un corpo calloso più grosso dei non musicisti).
Uno studio effettuato su 18 bambini da 1 a 3 giorni dalla nascita, sottoposti a risonanza magnetica funzionale (tecnologia che consente di visualizzare il funzionamento del cervello in real time, evidenziando le aree di attivazione durante lo svolgimento di un compito), ha dimostrato che nel caso di ascolto della voce materna i neonati utilizzano le stesse strutture cerebrali deputate al processamento della musica; in altre parole ascoltano musica nella voce della madre. Ciò suggerisce che nasciamo sostanzialmente musicali e che lo sviluppo del linguaggio deriva da un processamento musicale delle parole ascoltate principalmente dalla madre.
Questo studio rappresenta una delle tante conferme all’ipotesi, sostenuta da molti scienziati, per cui l’uomo sarebbe “nato per cantare” o quantomeno innatamente predisposto alla produzione musicale, sia a livello filogenetico (i nostri antenati usavano, prima del linguaggio, un sistema di comunicazione basato su melodie e gesti) sia a livello ontogenetico: di fatto le prime produzioni del neonato sono melodie, e sono universali e transculturali. Solo successivamente, attraverso il processo di condizionamento al linguaggio, il repertorio universale si riduce enormemente e si specializza sui singoli idiomi.
Educazione musicale al Nido
Date le peculiarità della educazione musicale e gli innumerevoli benefici apportati allo sviluppo cognitivo in numerose aree: memoria, apprendimento, problem solving, creatività e linguaggio, e in considerazione del fatto che questi benefici sono tanto maggiori quanto prima l’educazione è intrapresa in modo formale, è auspicabile che l’educazione musicale rientri, compatibilmente ai domini esplorabili in funzione dell’età, quale attività fondamentale e continuativa all’interno degli asili nido. E’ importante che alla educazione musicale formale, svolta da un insegnante esperto, si affianchi una quotidiana attività di produzione e ascolto musicale, proposta dalle educatrici, non tanto come “momenti musicali” separati e distintamente individuabili ma quale esperienza innatamente presente nel bambino (e nell’uomo) in grado di accompagnare, completare e facilitare tutte le altre attività, da quelle essenzialmente motorie al momento del pranzo fino alla nanna.
Federica Berti