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Il dialogo sonoro: valorizzare la musicalità dei bambini

Il dialogo sonoro diventa un dispositivo pedagogico adatto per esprimersi e comunicare con i suoni, accrescendo non solo la musicalità e le competenze dei bambini, ma anche la sensibilità musicale ed educativa degli adulti. Un percorso di oltre cinque anni a Pontedera (PI) con Maurizio Vitali.

27.07.2018

Il dialogo sonoro: valorizzare la musicalità dei bambini - Immagine: 1
Negli ultimi anni il panorama della pedagogia musicale in Italia è andato arricchendosi di interessanti contributi mirati a mettere in luce l'incidenza che l'educazione musicale ha nello sviluppo cognitivo ed emotivo di bambine e bambini, fin dalla più tenera età. La ricerca, le pratiche e le riflessioni attorno all'utilizzo educativo del suono per la fascia 0-6 si sono sviluppate in modo significativo. In questa linea si pone anche l'approfondimento sul tema del dialogo sonoro. 

La genesi di questo lavoro, sospeso tra formazione e ricerca, affonda le proprie radici nel progetto di ricerca "Nido Sonoro" (del Centro Studi musicali e sociali Maurizio Di Benedetto, Lecco, 2003-2007), che aveva permesso di conoscere meglio i comportamenti musicali spontanei che i bambini mettono in atto quando si trovano davanti a un corpo sonoro. La sperimentazione si è sviluppata ulteriormente fino al progetto "Nidi sonori in Valdera", realizzato a Pontedera dal 2012. 

Per provare a rispondere all'esigenza di promuovere il valore delle esplorazioni musicali in un contesto più relazionale e sociale, si è preso spunto da una pratica quotidiana e diffusa: il dialogo. Una condizione comunicativa che può spontaneamente coinvolgere tanto il rapporto tra due bambini, che tra un bambini e un adulto, quando sono interessati ad attivare tra loro un'interazione con i suoni. Ci si è quindi concentrati in particolare sulla relazione bambino-adulto, attraverso la promozione di un'azione di rispecchiamento competente da parte dell'adulto.

"Suoni con me?" è diventata così la richiesta che un adulto poteva fare a un bambino, o viceversa, come semplice proposta di gioco per divertirsi, per imparare, dove nella preposizione "con" è racchiusa la possibilità di essere insieme nel suono, di crescere nella reciprocità della relazione, di imparare a conoscere nella condivisione delle esperienze.

Fondamentale è la capacità dell'adulto di osservare e osservarsi, ponendo attenzione alla relazione che i piccoli attivano, in loro presenza con il mondo sonoro della loro quotidianità, evitando di imporre qualsiasi contenuto, esercizio, materiale, ma lasciando spazio e iniziativa al bambino, con fiducia.

Uno dei riscontri più interessanti sul piano educativo è stato il riconoscimento di come un'attività musicale consapevole e mirata permetta di conoscere i bambini in una nuova luce e consenta di poter meglio valorizzare i potenziali di crescita di ognuno. 


Leggi l'articolo completo su Educare03, n. 5 (maggio-giugno), 2018.

Maurizio Vitali

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