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Il disegno dei bambini: cosa osservare?

Il disegno è come una meravigliosa pellicola cinematografica, che racconta la storia di ognuno di noi. Cosa osservare quando un bambino disegna? In che senso lo scarabocchio e il disegno sono una forma di comunicazione fin dalla prima infanzia? Il grafologo e dott. in psicologia Andrea Pietro Cattaneo, autore di numerosi libri, ci accompagna ad approfondire questo importante gesto grafico, tipicamente umano.

18.02.2019

Il disegno dei bambini: cosa osservare? - Immagine: 1

I filosofi, in tempi remoti, affermavano che la vita è movimento. Se osserviamo i bambini essi ce ne danno prova e lo testimoniano continuamente anche oggi. Essi si muovono e si spostano continuamente, attratti dai tanti stimoli ambientali, le loro mani sono infaticabili nell’esplorare il mondo con curiosità e vivacità. Nel momento in cui scoprono che attraverso “qualche strumento” (le proprie mani, un gessetto, un pennarello, una matita, ecc.) possono lasciare traccia di sé, si sorprendono, rallegrano e ricoprono con i loro tracciati ogni spazio… più o meno idoneo a accogliere l’espressione del ricco mondo emotivo e affettivo. Questa nuova e piacevole scoperta rappresenta una modalità di gioco ma anche di espressione e comunicazione, che assume qualità di soddisfazione di bisogni ludici, affettivi ed emotivi. Scarabocchiare e disegnare sono una forma vera e propria di comunicazione, ancora prima che il bambino possa iniziare a parlare: attraverso colori e forme esso apre una porta per entrare in relazione con l’adulto; il gesto grafico è anche espressione ed esercizio motorio che coinvolge tutto il corpo. 


LO SVILUPPO DEL DISEGNO

A 18-20 mesi i bambini fanno una scoperta entusiasmante e per loro curiosa: scoprono che imprimendo con una certa forza con matite, biro o altri strumenti, seconda la forza impiegata, lasciano tracce più o meno marcate. Queste attività costituiscono i primi scarabocchi formati da colpi, anche casuali, gettati senza possibilità di controllo motorio ma con forza, energia, a volte così intensa da bucare il foglio.

Trascorso poco tempo da queste prime entusiasmanti esperienze di gestualità grafica casuale, intorno ai due anni circa, i piccoli scoprono e collegano che esiste un rapporto fra il movimento che producono con lo strumento grafico e i segni che si concretizzano sul foglio. A questa età iniziano a modificarsi le tracce che diventano più evolute: il bambino è in grado di rappresentare tratti verticali, orizzontali, obliqui, curvi, fino alla comparsa della chiusura del cerchio. Questa intrigante progressione avviene in virtù della graduale maturazione neuropsicologica, motoria e della progressiva capacità di seguire, con sempre maggior precisione, il gesto con lo sguardo (coordinazione oculo-manuale).
Il gesto grafico (scarabocchio, disegno e scrittura), è un’abilità complessa che matura gradualmente e che richiede molteplici competenze: motorie, rappresentative, cognitive, emotive, volitive. Per questo lo sguardo attento e consapevole è essenziale per chi osserva questi messaggi, uno sguardo che non sia sbrigativo e superficiale, ma che si conceda di ampliare il tempo di osservazione per cogliere la complessità e la multidimensionalità degli aspetti della vita del bambino rappresentati attraverso il gesto grafico. 

Gli scarabocchi sono le prime esternazioni emozionali del piccolo che, attraverso punti, linee, buchi, cancellature, ombre, colori, inizia la costruzione di contesti comunicativi. Durante questo periodo possiamo, attraverso la sensibilità osservativa, comprendere alcuni indicatori. 
I fogli andrebbero presentati sparsi su una superficie e il disegnatore lasciato libero di scegliere la posizione in orizzontale o verticale: anche questa caratteristica spaziale fornisce opportunità di riflessione. Quando il foglio viene posizionato in orizzontale potrebbe esprimere la propensione del bimbo a incontrare il prossimo, gli altri, dimostrando curiosità per il nuovo, dunque l’accento è posto sulle dinamiche relazionali. Se la scelta preferita è la dimensione verticale segnala l’attenzione ad ascoltare se stesso, i propri sogni, istinti, gioie, malinconie; si tratta di bimbi che stanno bene anche da soli, che non vogliono compagnia a tutti i costi, che amano anche giochi di tranquillità. L’accento è posto in questo caso sulle dinamiche intellettive, razionali, introspettive. Questi indicatori simbolici hanno significato solo se la scelta è continua in un determinato arco di tempo, non si considerano se una volta si sceglie la posizione verticale e subito dopo la posizione orizzontale.

Verso i 3 anni il bambino compie un ulteriore passo avanti nell’espressione comunicativa: inizia infatti ad attribuire un nome al suo scarabocchio, mostrando così di volergli attribuire significati specifici: il bambino non scarabocchia più per il solo piacere del movimento ma per rappresentare sensazioni interne vissute intensamente, il suo scarabocchio diventerà nonno o nonna, palla, automobile a secondo del momento e della narrazione che desidera comunicare in quel preciso momento. Per i bambini che vivono in un ambiente particolarmente ricco di stimoli, questa fase può avere inizio già a 2 anni e mezzo. Questo stadio è detto fase dello “scarabocchio a significato” per indicare che è presente un’intenzionalità rappresentativa che non procede sincronicamente, di pari passo con la propria capacità individuale esecutiva. Osservare e comprendere i segni grafici non è facile ma attraverso alcune indicazioni generali possiamo aumentare la nostra consapevolezza della motivazione che stimola il bambino a comunicare un  contenuto specifico in un  preciso momento.

Verso i quattro anni assistiamo ad un’ulteriore evoluzione rappresentativa: il bambino ha completato la fase dello scarabocchio ed esprime sempre  meglio la sua abilità nel tracciare case, alberi, figure umane. Pensare il mondo in immagini mentali è indice di grande trasformazione intellettiva

Verso i cinque/sei anni il bambino si lascia  affascinare dalla sfida della rappresentazione della realtà, esprime in questa impresa la sua originalità  grafica. Il foglio diventa un sipario attraverso cui il bambino drammatizza i propri vissuti quotidiani o le proprie fantasie. Le figure nascono dal perfezionamento delle forme, il bambino comprende che più è in grado di fare figure reali e più i disegni sono comprensibili, interpretati e apprezzati. Da forme elementari dunque si organizza una rappresentazione grafica sempre più ricca: 

  • la figura umana si arricchisce di elementi in corrispondenza all'acquisizione dello schema corporeo e in relazione alla maturazione neuropsicologica;
  • l'albero assume forme sempre più definite e reali, compaio nel disegno anche altri elementi accessori, come nuvole, fiori, erba, uccellini, sole...;
  • la casa si arricchisce di ulteriori particolari come tende, camino, piante, strade...;

Oltre a queste figure classiche sarà possibile trovarne altre come: automobili, carri armati, robot, aerei, navi, ecc, che formeranno scene di vita familiare, di guerra, di avventura, di caccia, di fantascienza, ecc. Le figure hanno dei significati interpretativi molto interessanti che offrono l’opportunità di avvicinarsi alla realtà interiore del bambino. 

Il disegno rappresenta l’espressione della personalità, unica e irripetibile del suo autore: gioie, conflitti paure, difese, risorse, temperamento, livello di sviluppo, gelosie, timori..ogni scarabocchio ed ogni disegno sono un libro speciale che narra il romanzo di vita dell’autore, una sorta di pellicola cinematografica, fatta da tanti fotogrammi che, messi in relazione, danno vita a questi messaggi simbolici.  Se, con rispetto e sensibilità osserviamo i prodotti dei bambini ci rendiamo conto che il disegno infantile apre scenari sconosciuti, rappresenta il precipitato materializzato del vissuto del bambino, del suo complesso e affascinante mondo interiore.

Il foglio è rappresentativo dell’ambiente e tracciando su di esso dei tratti indichiamo come ci poniamo nei suoi confronti: esprimiamo la capacità di percezione e di collocazione dell’Io (corporeo, psichico, emotivo, cognitivo); la scelta di collocarsi in un determinato spazio rappresenta sempre la proiezione di un bisogno interiore.

COME OCCUPA IL FOGLIO?
L’occupazione spaziale assume significato simbolico fin dai primi scarabocchi e può essere analizzato fin dai primi tracciati, ci fornisce una chiave di lettura simbolica all’approccio all’ambiente circostante, allo stato emotivo, al modo di comunicare sensazioni ed emozioni.

  • Spazio completamente riempito

Il bambino cerca spontaneamente di esaminare l’ambiente e con uno strumento scrittorio fra le mani si lascia guidare dal proprio istinto esplorativo, è forte il desiderio di conoscere, esplorare, stare in attività, comunicare. Occupando quasi tutto il foglio dimostra confidenza, fiducia in sé e negli altri, estroversione, espansione. L’indicazione che se ne ricava è che il soggetto si muove con facilità e sicurezza anche in situazioni nuove e sconosciute, ponendosi con gioia, socievolezza e capacità innata di dimostrare empatia al prossimo. Sarà un bambino che affronta con il sorriso il primo giorno di scuola materna e che porgerà il suo giocattolo a un bimbo sconosciuto, che dimostrerà voglia di interscambio, comunicativo ed aperto alle novità. 

  • Spazio troppo riempito

In questo caso il foglio è completamente riempito e non viene ben gestito lo spazio per cui alcuni elementi possono risultare talmente ampi da essere incompleti. Ci si trova fra le mani ad esempio il disegno di un albero con metà chioma, con le radici che non hanno spazio per espandersi nel suolo. Sono disegni  che presentano alberi, o altre figure incomplete e il bimbo può, sollecitato o no, verbalizzare: “Non ho calcolato bene lo spazio! Non ci stava…”, ecc. Il significato correlato è quello di presentare una personalità invadente, vorrebbe essere riconosciuto come il leader, ma gli altri faticano ad accettarlo perché si sentono oppressi dal suo modo di imporsi. Un simile atteggiamento rivela ansia, incapacità a tollerare attese e vuoti, silenzi e pause, la difesa adottata rappresenta lo sforzo di essere sempre al centro dell’attenzione con azioni continue, si tratta di bambini impulsivi e poco riflessivi. La spinta che porta ad agire in continuazione rende superficiali, poco collaborativi e spesso manca la reciprocità. Chi non rispetta i limiti, quindi anche quelli spaziali, si comporta come se il mondo dovesse essere ai suoi piedi e le decisioni dipendessero completamente da lui: sente di poter gestire il bello ed il cattivo tempo, tutto gira intorno a lui. Bisogna pertanto considerare sia il temperamento che il clima educativo che può favorire, inibire o mediare tali aspetti.  

  • Spazio scarsamente riempito

È il caso opposto al precedente e rappresenta un Io insicuro nel proporsi e nel procedere, dimostra di sentirsi perso nel mondo per questo occupa poco spazio, come se si sentisse schiacciato in un angolino. È un bambino che si sente piccolo piccolo e che si svaluta, sentendosi inadeguato nelle varie situazioni,  per questo motivo è importante offrire un costante supporto affettivo. Necessita di iniezioni di fiducia, per acquisire quel senso di sicurezza che lo aiuti ad affrontare le diverse situazioni e che lo aiuti a rapportarsi agli altri stimando la propria competenza relazionale.

  • Collocamento del disegno al centro del foglio

Si tratta di un soggetto centrato nel qui ed ora, bisognoso di attenzioni ma anche di trovare equilibrio tra autonomia e dipendenza. Porsi al centro può avere significato di equilibrio se il disegno esprime armonia oppure esprimere bisogno di attenzione, riconoscimento e cure da parte dell’ambiente. Un disegno collocato al centro è naturale fino a sei anni circa. 


COSA OSSERVARE NEI DISEGNI DAI 3 AI 6 ANNI?

Vediamo gli aspetti principali (per la loro conoscenza  è necessaria una  trattazione e formazione specifica):

  • impugnatura: come il bambino tiene lo strumento grafico
  • punto di partenza e sequenza elementi grafici: da dove inizia a disegnare e la sequenza degli elementi
  • cancellature: cosa viene cancellato prima, durante e alla fine del disegno
  • verbalizzazioni: annotare cosa il bambino dice mentre disegna, i "pensieri ad alta voce"
  • tensioni, incertezze, conflitti, rifiuto: il bambino potrebbe mostrare tensione psicologica mentre disegna, incertezze e richiesta di gratificazione, rifiuto a colorare o disegnare, ecc.
  • posizione del foglio: in verticale o orizzontale
  • occupazione dello spazio sul foglio, simboli rappresentati, uso del colore, tipo di tratto, grandezza degli elementi e distanza tra gli elementi.


Nel prossimo contributo verranno analizzati alcuni disegni impiegati per indagare la personalità (l'albero, la casa, la persona umana, la famiglia). Le informazioni contenute sono a carattere informativo e non devono pertanto essere usate per diagnosi su se stessi o su terzi. In nessun caso quanto contenuto in questo articolo si sostituisce al parere dello specialista.

Andrea Pietro Cattaneo
grafologo, consulente psicografodiagnosta, dott. in psicologia clinica 

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