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L'odore del legno, il rumore del sasso, la leggerezza del riccio

Simona Vigoni propone delle riflessioni sull'utilizzo dei materiali naturali. Frammenti di materiale offerti alla sensibilità e all’intelligenza delle mani dei bambini, frammenti che si compongono e si scompongono, che suggeriscono diverse modalità di incontro, che si assaggiano col naso, gli occhi e con le orecchie. La sezione o la classe diventa così luogo di attenzione, concentrazione, ascolto, stupore e scoperta.

30.07.2018

L'odore del legno, il rumore del sasso, la leggerezza del riccio - Immagine: 1
L'odore del legno, il rumore del sasso, la leggerezza del riccio - Immagine: 2

Mi fermo in un posto e raccolgo materiale perché sento che c’è qualcosada scoprire. E c’è qualcosa  da imparare.Quando lavoro con delle foglie, delle pietre o dei rami questo materiale nonsolo mi colpisce, ma mi crea un’apertura al processo di vita. Andy Goldsworthly (scultore)


 

“Uno scaffale diventa invitante se contiene oggetti coerenti tra loro. Il criterio con cui sono esposti i materiali è importante. La tipologia e la quantità di oggetti orientano la riflessione del bambino a trovare possibili relazioni e ad esplorarne le proprietà fisiche. Gli oggetti sono insostituibili mediatori di conoscenza, per questo è importante fare delle scelte” (Galardini, 2008).

Ricci, castagne matte, tronchi, sassi, corteccia, muschio, legnetti, pigne, frutti ed erba essiccati, terra, foglie cadute, pazientemente raccolte e trasportate in questo piccolo spazio, per un piccolo gruppo. Contenitori, vassoi, cestini, recipienti trasparenti per dividere, unire, separare, mettere in fila, ammucchiare, catalogare.

E di fianco a questo scaffale, un altro, altrettanto invitante: libri a tema, animali del bosco per costruire scenari e ambientazioni simboliche sulla base del racconto e delle parole dei bambini.

Un luogo per piccoli e grandi: piccoli e grandi che scoprono, grandi che ascoltano racconti e mettono in scena.

Uno spazio profumato: muschio, anice, terra, foglie sbriciolate che sprigionano odore di bruciato.

Uno spazio colorato da mille sfumature, rigorosamente naturali.

Marrone, biscotto, bronzo, con qualche striatura di arancione, castano che lentamente sfuma nel beige non senza aver trovato nel mezzo qualche filo di oro, ocra, ruggine che sembra quasi rame.

Giallo che si fa caldo fino ad arrivare al colore dell’albicocca, giallo mais, ambra, crema, giallo grano e paglierino.

Verde chiaro e scuro, verde muschio, verde pino, verde oliva, verde mirto.

E i rumori? Foglie che si pestano, fili d’erba che suonano, sassi rovesciati, legno che scricchiola.

E il tatto? Pungente come un riccio, ruvido come il legno, rugoso come un tronco, levigato come un sasso, dita che esplorano spazi pieni e dita che si infilano tra un interstizio e l’altro delle pigne, foglie che si possono stringere, ricci che si sfiorano appena.

Pesi e misure diverse: come sono leggeri i fili d’erba, quanto sono pesanti i sassi, come è sottile la paglia, come è grosso quel tronco. Sottile è leggero? Grosso è pesante?

Frammenti di materiale offerti alla sensibilità e all’intelligenza delle mani dei bambini, frammenti che si compongono e si scompongono, che suggeriscono diverse modalità di incontro, che si assaggiano col naso, gli occhi e con le orecchie.

Un luogo di attenzione, concentrazione, ascolto, stupore e scoperta.

Ma non solo: talvolta i grandi entrano, a piccoli passi, si siedono, raccolti intorno all’adulto, chiedono il libro, fatto di pagine che si sfogliano e pagine che si ritrovano poco dopo nei gesti dei bambini: “Daniela, facciamo la casa dei gufi?”


L'articolo completo è su Educare03, n. 5, 2017.


Simona Vigoni

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