- osservare, con l'aiuto del "terzo occhio" della supervisione, i percorsi educativi attivati,
- interpretare in maniera nuova il proprio comportamento e la risposta dell'altro, pre evitare di cadere in agiti inutili e che sembrano immodificabili,
- offrire all'equipe educativa e al singolo un contenitore protetto, in cui elaborare ansie ed emozioni, tramite la condivisione e la comprensione delle proprie azioni,
- sviluppare processi di apprendimento sulla relazione educativa e sui personali stili educativi di ognuno,
- superare difficoltà di organizzazione delle giornate e, più in generale, del Servizio.
Le supervisioni, generalmente, avvengono con l'equipe educativa e sono condotte partendo dalla discussione su un tema o una problematica particolarmente pregnante in quel momento.
Prevede un ruolo attivo degli educatori e questa è la sua caratteristica peculiare, che la differenzia dalla formazione. Quest'ultima, infatti, è idealmente il continuum della supervisione, oltre a essere l'altro importante pilastro per garantire un ambiente di lavoro sereno e creativo.
La supervisione sicuramente ha un costo, sopratutto emotivo e personale, ma è uno strumento fondamentale per creare pensiero, là dove durante il giorno l'azione "la fa da principe", e poter garantire benessere e qualità per tutti.
Leggi l'articolo completo su Educare03, n. 5 (maggio-giugno), 2018.
Giulia Ronchetti